Non è il Covid, ma la denatalità Mario Adinolfi – 18 Febbraio 2021

Mi scrivono: “Ci sono molti modi di favorire la natalità: migliorare il sistema fiscale rendendolo più equo, investire i fondi del recovery in modo tale da creare nuovi posti di lavoro, introdurre il salario minimo ecc.”. Non è così. C’è un solo modo per modificare le curve della natalità ed è finanziare la maternità, riconoscendo il ruolo pienamente lavorativo della donna che si dedica in via esclusiva alla cura della famiglia e alla crescita dei figli. Non c’è altro modo di veder ripartire la curva della natalità che il reddito di maternità, con la proposta di legge depositata in Cassazione dal Popolo della Famiglia nel novembre 2018 e a disposizione delle Camere dal giugno 2019.

L’assegno unico non modificherà in nulla il tasso di natalità né esso sarà modificato da altre mancette, è tutto già dimostrato. Se si considera una tragedia nazionale il fatto che non nascono più figli in Italia (tasso di fecondità medio per donna 1.1, il più basso del mondo, età media della donna al primo parto più alta del mondo) prima o poi si dovrà cedere alla semplice proposta del PdF: mille euro al mese alla madre cittadina italiana che si dedica in via esclusiva alla cura della famiglia e alla crescita dei figli per otto anni, rinnovabili alla nascita di ogni figlio, vitalizi alla nascita del quarto figlio o di un figlio disabile.
Come proposto nel ddl del PdF stanziamo tre miliardi l’anno per tre anni, li prendiamo dall’orrido reddito di cittadinanza che ne costa sette, vediamo come viene immediatamente abbattuto il numero di aborti in Italia e come crescerà di decine di migliaia il numero dei neonati. Lo ripetiamo: se davvero si vuole curare la principale malattia mortale italiana che non è il Covid ma la denatalità, altro farmaco efficace non esiste che non sia il reddito di maternità. Prima o poi saranno costretti ad approvarlo. Noi lo abbiamo scritto e depositato nel 2018, basta copiarlo. Ogni anno che passa perdiamo decine di migliaia di bambini tra non nati e quelli che potrebbero nascere se il reddito di maternità fosse realizzato.

Per veder rifiorire il Paese dalle macerie della Seconda Guerra mondiale, caro presidente Draghi, le donne italiane fecero tra il 1946 e il 1949 sei milioni di bambini, crescendoli e prestando loro cura pressoché esclusiva, si generò ricchezza per dare loro un futuro degno. Con gli attuali 400mila bambini che nascono l’anno (nel 2021 già si dice che saremo sotto quella soglia) per fare sei milioni di bambini ci vorranno quindici anni. E nel 2036 sarà troppo, troppo tardi. Reddito di maternità, subito. E subito dopo riforma fiscale del quoziente familiare perché è ovvio che i trentamila euro guadagnati da un single devono essere tassati di più dei trentamila euro guadagnati da un padre di famiglia che deve sfamare con quel reddito moglie e tre figli. Un criterio basilare di giustizia sociale richiede che finalmente questa riforma fiscale diventi realtà.
Queste due misure insieme ad un pacchetto di sostegno all’impresa familiare, vero nodo del tessuto economico della nazione, anche come forma di autoimpiego giovanile (li vogliamo pure in Italia i garage dove nasce dai ragazzi l’innovazione tecnologica), farebbero da traino ad un immediato risveglio dell’Italia. Vanno incentivate infine le scelte matrimoniali delle giovani coppie, assicurando loro il diritto alla casa, azzerando gli interessi sui mutui per la prima con garanzia statale immediatamente esigibile. Perché, caro presidente Draghi, è bello citare i giovani decine di volte nei discorsi ma poi bisogna anche dire cosa si intende fare per loro concretamente per migliorare le loro vite.

Il Recovery Fund è una grande occasione poi per investire sulla sanità, sull’assistenza a anziani e disabili, sulla scuola, sulla ricerca scientifica, su questa benedetta “transizione ecologica” che però non deve essere mai ideologica e deve tenere sempre al centro la dimensione antropologica, altrimenti si finisce nelle assurdità di chi considera le madri come avvelenatrici del pianeta considerato sovrappopolato.
Senza l’investimento però nel capitale umano e dunque nella famiglia che di questa risorsa è unico e prezioso giacimento, tutto il resto suonerà inutile. Lei, presidente Draghi, ha ottenuto la fiducia su un programma general-generico scritto per mettere d’accordo chi d’accordo non potrà mai andare. Tra un anno lei traslocherà al Quirinale e l’incapace politica italiana si ritroverà a gestire la montagna di miliardi di euro che la sua autorevolezza, signor presidente, avrà assicurato all’Italia. Se non imposterà lei stesso le riforme del reddito di maternità e la riforma fiscale del quoziente familiare, dubito che saranno le forze politiche a farlo. Non resterà al Popolo della Famiglia che chiedere ed ottenere nelle urne un massiccio consenso su queste priorità programmatiche rendendole cardine dell’azione del prossimo governo, speriamo finalmente emerso dal libero voto degli italiani.