GLI OBIETTIVI POLITICI DEL POPOLO DELLA FAMIGLIA di Mario Adinolfi

Il 26 maggio 2019 il Popolo della Famiglia affronterà l’esame più probante della sua storia: chiederà il voto non solo alle elezioni europee (con il simbolo composito PdF-Ap-Ppe), ma anche alle regionali del Piemonte e in decine di amministrative per i sindaci e i consigli comunali. Pochi giorni prima del voto, consegnerà alla Camera oltre cinquantamila firme certificate per chiedere l’iscrizione ai lavori parlamentari del ddl sul reddito di maternità che da proposta di legge di iniziativa popolare si è trasformata in effettivo disegno di legge grazie alla spinta dal basso garantita dalla mobilitazione di migliaia di militanti pidieffini.

Lo sforzo per riuscire ad essere presenti in tutte queste elezioni contemporaneamente (solo per le regionali piemontesi, undicimila firme certificate raccolte sotto il gelo invernale) e per presentare la legge sul RdM è stato notevolissimo. In molti si erano seduti in riva la fiume sperando di veder passare il cadavere del PdF, addirittura erano stati preparati i manifestini funebri. Invece il Popolo della Famiglia si è dimostrato più vitale che mai e ora si presenta all’esame del 26 maggio chiedendo consenso sulle proprie idee. Quali sono gli obiettivi politici di una così massiccia mobilitazione?

Abbiamo degli obiettivi programmatici, delle idee appunto. Le abbiamo racchiuse nel programma per le europee che è stato pubblicato su La Croce ed è visibile sul sito del Popolo della Famiglia. I punti saldi sono sempre gli stessi: cultura della vita e della famiglia naturale, presidio dei principi essenziali e quindi non negoziabili così come enunciati da Papa Benedetto XVI nel discorso al Partito Popolare Europeo del 30 marzo 2006, superamento del trattato di Dublino in materia di immigrazione secondo le indicazioni di Papa Francesco sull’immigrazione sostenibile e sull’Europa che non può lasciare sola l’Italia, lotta alla denatalità “peste bianca” d’Europa, no netto alle politiche eutanasiche e sul suicidio assistito, investimento sulla donna madre da riconoscere come lavoratrice e sull’impresa familiare, abbattimento della pressione fiscale sulla famiglia a partire dalle famiglie numerose con il quoziente familiare, reddito di maternità per dare un diritto in più alle donne e colpire la cultura dell’aborto, difesa dell’ambiente, guerra a tutte le dipendenze (droga, alcool, pornografia, gioco d’azzardo, prostituzione con ovvia irricevibilità della proposta di chi vuole statalizzarla), fronteggiare l’espansione dell’ideologia gender, democratizzare l’Europa con l’elezione diretta della Commissione e soprattutto affermare con Manfred Weber la centralità delle radici cristiane nella costruzione della nuova Europa dei popoli che abbiamo in mente secondo il progetto dei padri costituenti europei De Gasperi, Schumann, Adenauer.

Su queste idee chiediamo il consenso, altre ne abbiamo elaborate nei contesti locali per rispondere alle esigenze di un programma adatto alle regionali e alle amministrative, sappiamo che inevitabilmente sarà un consenso minore rispetto ai partiti più in voga, protetti da media nonostante la legge sulla par condicio, la clamorosa disapplicazione della quale è uno degli scandali più gravi su cui però è persino inutile cercare solidarietà. Faremo con quello che abbiamo, cioè con qualche decina di secondi nei telegiornali e nei programmi tv che contano, con pochissimi euro e tanto tanto volontariato. Abbiamo una miriade di incontri territoriali che compongono il reticolato della nostra campagna elettorale e due appuntamenti centrali: il primo è l’assemblea nazionale dell’11 maggio alle ore 11.30 a Roma all’hotel Quirinale a cui parteciperà anche Paolo Alli (capolista Italia Nordoccidentale e presidente di Alternativa Popolare), l’ultimo è il 24 maggio alle ore 15 all’hotel Nazionale di piazza Montecitoriorio che sarà l’appuntamento di chiusura di questa immensa fatica.

Ci sono ancora delle cose da fare: una settimana di raccolta pancia a terra di altre firme certificate per il reddito di maternità. Sarà questa la nostra attività di campagna elettorale fino all’11 maggio quando all’hotel Quirinale tutte le delegazioni locali presenteranno a Roma le firme da loro concretamente raccolte con i relativi certificati elettorali. Davvero vi chiedo uno sforzo supplementare in questi giorni per mettere in sicurezza tutto il lavoro svolto negli ultimi sei mesi sul RdM. Poi occorre sensibilizzare tutti, partendo dai cenacoli fino ai comizi di piazza, affinché si metta una croce sul simbolo del PdF su qualsiasi scheda lo si trovi: europee, regionali, comunali non importa. Si vota Popolo della Famiglia mettendo una croce sul simbolo del Popolo della Famiglia. Sconsiglio di affannarsi troppo sulla questione preferenze: è ovviamente umano fare la corsa personale, ma attenti che la corsa personale non crei dissapori e non distolga dall’obiettivo principale e comune, che è il voto al simbolo giusto che è uno e uno solo: quello dove c’è scritto Popolo della Famiglia.

Sconsiglio di attardarsi in dibattiti con chi intende votare i partiti maggiori: la corsa al carro del vincitore con atletici balzi da uno all’altro è sport nazionale sempre in voga. Chi vuole intrupparsi, si intruppi. La nostra valutazione politica è chiara: da sempre alternativi a M5S e Pd, abbiamo un giudizio pesantemente negativo della Lega di governo. Salvini ha promesso molto e realizzato niente sui temi che a noi sono cari, pur avendo in mano tutte le leve del potere per realizzare politiche pro-family e pro-life. La Meloni, satellite del salvinismo, ha nelle ultime settimane adottato slogan pro-family ma sta in Parlamento da quattro legislature e non si ricorda un solo suo provvedimento a favore della famiglia, eppure è stata per anni anche ministro. La famiglia va di moda solo in campagna elettorale, quando si entra all’esecutivo si dimenticano tutte le promesse e anzi ci hanno fatto trangugiare anche triptorelina gratuita somministrabile ai bambini e la folle idea di statalizzare la prostituzione secondo schemi che all’estero hanno già dimostrato di essere disastrosi.

C’è poi una questione determinante che ci impone di chiedere il voto al Popolo della Famiglia il 26 maggio. Meno di quattro mesi dopo, il 24 settembre, la Corte costituzionale con ogni probabilità depenalizzerà suicidio assistito ed eutanasia, per evitare di dover incarcerare Marco Cappato a seguito dell’aiuto da lui offerto al suicidio di Dj Fabo in Svizzera. Per evitare che questo accada c’è una sola strada da poter prendere: andare in Parlamento e approvare una mozione che ribadisca la validità dell’articolo 580 del codice penale, quello che punisce con il carcere (da cinque a dodici anni) chi aiuta un aspirante suicida a portare a compimento il suo piano. Basta un semplice voto parlamentare e la Corte costituzionale non potrebbe fare più niente. Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e ovviamente Pd e M5S non hanno alcuna intenzione di dire una parola sull’argomento. Restano ambigui, non prendono iniziative parlamentari, attendono che sia la Corte costituzionale a decidere perché hanno paura di perdere voti se si espongono sul tema. Il Popolo della Famiglia in nome di Charlie Gard, di Alfie Evans, di Vincent Lambert è l’unico ad alzarsi in piedi e chiedere a partiti ambigui e sostanzialmente vili, di non limitarsi a fare rapidi convegnucci in sala stampa per fingere di piangere Alfie, ma di fare quello che in Parlamento si deve fare: compiere atti politici. E atto politico è chiedere che l’aula della Camera e del Senato si esprimano con una mozione sull’articolo 580 del codice penale così che tutti si assumano le loro responsabilità su suicidio assistito e eutanasia. Se la Corte costituzionale li depenalizzerà, la colpa sarà di quei partiti che sono rimasti muti (anzi, nel caso della Lega con un relatore alla legge sull’eutanasia) per non perdere voti dicendosi contro l’idea che l’Italia diventi la Svizzera dove uccidere un malato, un disabile grave, un anziano, un depresso non è reato ma una forma di business sulla pelle dei disperati, degli ultimi, dei più deboli in assoluto.

Gli obiettivi politici del Popolo della Famiglia per il 26 maggio sono dimostrare che di un soggetto politico di ispirazione cristiana posto a presidio dei principi essenziali e quindi non negoziabili in questo momento in Italia c’è un assoluto bisogno. Vogliamo dimostrare a noi stessi che il nostro messaggio ha una sua forza ed è ascoltato quindi abbiamo l’obiettivo di consolidare il risultato delle elezioni politiche, con l’ambizione di far registrare se possibile anche un aumento del consenso. Soprattutto vogliamo dimostrare di essere una forza politica determinante, capace di spostare gli equilibri anche con il suo 0.7% attuale, perché spesso gli esiti delle sfide più importanti si decidono sul filo dell’ultimo voto.

Chi vota Popolo della Famiglia il 26 maggio, in una tornata elettorale caratterizzata dalla legge elettorale proporzionale pura con cui si vota alle europee, vuole rafforzare la capacità del PdF di essere determinante. Il nostro obiettivo, si sa, non sono le poltrone: potremmo non ottenerne, è messo nel conto anche per via dello sbarramento al 4%, Ma se il PdF sarà rafforzato il 26 maggio, alle prossime politiche (con le liti in corso e quello che si vede all’orizzonte, probabili entro l’anno) si troverà nella condizione di essere davvero arbitro della partita decisiva e di poter ambire dunque all’obiettivo finale sempre dichiarato: andare al governo del Paese in posizione determinante per poter condizionare le forze politiche maggiori con un’agenda di proposte concrete che dal reddito di maternità al no secco all’eutanasia faccia delle espressioni “famiglia” e “vita” qualcosa che viene concretamente promosso, difeso, tutelato. Non a chiacchiere, non solo in campagna elettorale, ma nella concretezza della rivoluzione possibile se vita e famiglia diventano centrali davvero nell’azione di un governo, come da un quarto di secolo a questa parte purtroppo non è mai stato.

Rafforzare il 26 maggio il Popolo della Famiglia. dire con il voto che il popolarismo sturziano e il protagonismo dei cristiani impegnati in politica organizzati in un soggetto autonomo sono idee che hanno un secolo di storia ma anche un possibile fecondo futuro, significa non sprecare il proprio voto. Significa seminarlo in terra fertile e non consegnarlo a laici, laicisti, socialisti, patetici attrattori di voti fascisti (che due liste come Forza Italia e Fratelli d’Italia invitino a “scrivere Mussolini” sulla scheda puntando sul voto nostalgico lo troviamo oltraggioso), comunisti, ambientalisti, radical-boniniani e pornoprof varie. Chi vota Popolo della Famiglia sceglie l’Italia migliore di un progetto solido che dura ormai da anni ed è armato di una tenacia che merita un premio. L’abnegazione dei militanti del PdF nel raggiungere traguardi che sembrano sempre loro preclusi in partenza (quante volte è stato detto “stavolta non ce la fanno”, con gli eventi a smentire e a veder prodursi puntualmente un miracolo) fa capire che qualsiasi sarà il risultato il Popolo della Famiglia andrà avanti. Facciamo in modo che possa avanzare sempre più forte, sempre più capace di condizionare la politica italiana ed europea con la propria agenda, sempre più coraggiosamente in grado di introdurre elementi di ragionevolezza in un contesto che sembra troppo spesso consegnarsi ad un impazzimento collettivo.

Per tutti questi motivi, il 26 maggio c’è un solo voto libero e utile, da dare con il cuore per ridare un cuore all’Italia e all’Europa: è il voto al Popolo della Famiglia. Chi ce lo dona di solito esce dal seggio elettorale sorridendo, ce lo hanno scritto in tanti. Perché è un voto donato con gioia. Sperimenta quel che si prova, anche tu che stai leggendo in questo momento. Non te ne pentirai.