Governo: Adinolfi (PDF), “Conte, stagione chiusa “Non incaricare un tecnico ma un eletto, ridiamo all’Italia i connotati di una democrazia” Mario Adinolfi – 26 Gennaio 2021

Governo: Adinolfi (PDF), “Conte, stagione chiusa “Non incaricare un tecnico ma un eletto, ridiamo all’Italia i connotati di una democrazia” Mario Adinolfi – 26 Gennaio 2021

Mario Adinolfi, presidente del Popolo della Famiglia (PdF), che alle elezioni politiche del 2018 ha raccolto 220mila voti e lo 0,7% nazionale, esprime la sua opinione sulla soluzione della crisi: “Nel massimo rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica, riteniamo politicamente chiusa la stagione di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, aperta il 1 giugno 2018 accanto a Salvini e riaperta nell’agosto 2019 accanto a Zingaretti.
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Attenti a dove ci collochiamo di Mario Adinolfi – 25 Gennaio 2021

Attenti a dove ci collochiamo di Mario Adinolfi – 25 Gennaio 2021

Sono stato a lungo tra i contrari alla Giornata della Memoria, convinto della pervasività talmente enorme della memoria della Shoah da non poterla racchiudere in un giorno rituale. Anche oggi odio le retoriche legate alla GdM, l’ovvio “per non dimenticare”, l’ideologico “affinché non avvenga mai più”, il più zuccheroso “testimone consegnato alle giovani generazioni”. E poi la strizzata d’occhio all’attualità, quello che cita i campi in Libia e quell’altro “anche il comunismo aveva i gulag”. Attorno alla Shoah mi piacerebbe un enorme e dunque adeguato silenzio consapevole, fatto di studio e senso di colpa, che attraversi la vita e non i rituali di un giorno solo. Che dica a ciascuno di noi che se l’Olocausto è stato possibile è perché milioni di noi vi hanno collaborato, Read More

Cambio della guardia ai vertici del Popolo della Famiglia in Piemonte da Pdf Piemonte – 25 Gennaio 2021

Cambio della guardia ai vertici del Popolo della Famiglia in Piemonte da Pdf Piemonte – 25 Gennaio 2021

Lucianella Presta, nuovo Coordinatore regionale: «Ho accettato con gratitudine questa nuova responsabilità, al servizio degli ultimi e dei penultimi»

Nella seduta di coordinamento del 21 gennaio u.s. il Coordinatore nazionale e Vicepresidente Nicola Di Matteo ha ufficializzato la nomina a Coordinatore regionale della pianezzese Lucianella Presta, che subentra a Mario Nicola Campanella, dimissionario per motivi di famiglia.

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Vittima del cigno nero di Mario Adinolfi – 20 Gennaio 2021

Vittima del cigno nero di Mario Adinolfi – 20 Gennaio 2021

Donald Trump è uscito di scena senza neanche essere in scena, Joe Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti ufficialmente insediato con tanto di Lady Gaga e Jennifer Lopez canterine all’Inauguration Day, a far capire che anche l’establishment del mondo dello spettacolo è ben lieto del cambio della guardia. Biden ha tenuto il solito discorso in cui non ha detto niente, rivolgendo generici inviti all’unità ma guardandosi bene anche solo dal citare il suo predecessore. Trump è il reietto, accusato di essere l’istigatore della rivolta di Capitol Hill, dopo che per mesi il movimento Black Lives Matter aveva messo a ferro e fuoco le città in tutto il Paese. La storia la stanno scrivendo i vincitori ma qui si continua a pensare che la presidenza Trump sarà rimpianta e non solo da noi pro-life. È stato un presidente che ha dato forza alla working class e all’impresa con un tax cut massiccio a inizio presidenza scegliendo una linea fortemente anticinese in politica estera e anche una posizione “pacifista”, puntando a non aprire nuovi fronti di guerra e a ritirarsi da quelli esistenti. Joe Biden è stato per otto anni il vicepresidente del premio Nobel per la Pace, Barack Obama, che insieme al Segretario di Stato Hillary Clinton si è caratterizzato per il sostegno militare e di intelligence alle cosiddette “primavere arabe” con i nemici che erano di volta in volta Gheddafi o Bashar al-Assad. I contingenti americani in terra straniera venivano sempre rinforzati e i rapporti con potenze pericolose come la Corea del Nord portati alla massima tensione. Trump ha scelto invece la via progressiva degli accordi di pace possibili come gli Accordi di Abramo tra Israele e alcuni potenti Stati arabi, che poteva essere esteso fino all’Arabia Saudita. Per Trump i nemici erano la Cina sul fronte commerciale e l’Iran su quello militare per via dei gingilli nucleari in mano a Teheran. Biden come prima decisione è rientrato negli accordi sul nucleare iraniano, Dio non voglia che avesse ragione Trump. Che comunque sarà rimpianto perché la sua presidenza ha avuto tratti grandiosi. Biden ha già deciso di smantellare tutto: la politica sull’immigrazione diventa l’opposta e già si stanno ammassando ai confini decine di migliaia di latinos; ribaltata anche la politica sull’ambiente con l’ingresso rilanciato degli Usa negli accordi di Parigi, stracciati da Trump. Che ha perso le elezioni per via dell’imprevedibile coronavirus, perché in politica ogni tanto compare il cigno nero e non puoi farci niente.

Stallo alla messicana di Mario Adinolfi – 20 Gennaio 2021

Stallo alla messicana di Mario Adinolfi – 20 Gennaio 2021

Dopo il carnaio vissuto ieri a Palazzo Madama resta la sensazione visiva da film di Quentin Tarantino e capisci che si sono infilati dentro un classico stallo alla messicana. Giuseppe Conte ha sotto tiro Matteo Renzi e tutti e due sarebbero in teoria sotto il tiro delle opposizioni ma ognuno sa che non può sparare. Se Renzi ammazza Conte si va a elezioni anticipate e Italia Viva sparisce (o comunque rientra in Parlamento perdendo almeno trenta dei suoi attuali cinquanta eletti); se Conte spara su Renzi quello immediatamente attiva la tagliola che fa saltare il governo passando dall’astensione al voto contrario; l’opposizione potrebbe mobilitare il Paese contro questo governicchio di minoranza ma non lo farà perché anche i suoi parlamentari non sono tanto sicuri del posto (e così Forza Italia ne ha persi sia alla Camera che al Senato). Stallo alla messicana vuol dire però che in ogni singola commissione del Senato ora il governo non potrà far passare alcun provvedimento senza chiedere il permesso ai renziani e questo rende fragilissimo l’esecutivo su tutti i piani, dalla gestione del Recovery Fund fino alla promessa riscrittura della legge elettorale. Nel Senato vero non ci sono tutti i giorni i senatori a vita a garantire la maggioranza, né un Ciampolillo il cui voto recuperare con il Var. Nel Senato vero lo stallo alla messicana finisce come nei film di Tarantino, che qualcuno alla fine spara ed è un bagno di sangue. Ne farà le spese ciascuno di noi. Giuseppe Conte vada di corsa al Quirinale a rassegnare le dimissioni, con i 156 non va da nessuna parte e mettersi a vendere ministeri per raggranellare qualche spicciolo di voto sarebbe una fine ancora più ingloriosa.

Un insulto a un paese prostrato di Mario Adinolfi – 17/01/2021

Un insulto a un paese prostrato di Mario Adinolfi – 17/01/2021

La tragedia del bilancio di questo governo non è del tutto chiara: 82mila morti (peggiore ecatombe Covid mondiale in rapporto agli abitanti), arretramento del Pil a doppia cifra (solo noi e Uk nel mondo), caos sanitario, attentato al diritto allo studio nelle scuole e nelle università (nessuno ha perso tanti giorni di lezione quanto gli studenti italiani), confusione amministrativa tra Stato-regioni-comuni e trasporto pubblico locale Read More